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RIFLESSOLOGIA PLANTARE

Linfodrenaggio manuale

Ridurre il gonfiore e favorire il defluire dei liquidi in eccesso.

TERAPIA OCCUPAZIONALE
INTRODUZIONE

Che cos’è il linfodrenaggio?

Il drenaggio linfatico manuale è una tecnica di massaggio creata dal dott. Vodder negli anni ’30. La pressione utilizzata molto lenta, lieve e ritmata consente di accelerare il deflusso linfatico e la mobilizzazione del liquido interstiziale e della linfa, liberando così l’interstizio tissutale delle zone dove si sono accumulati liquidi, creando gonfiore e pesantezza.

LA FUNZIONE

7 domande per chiarirti le idee

01. Come si fa linfodrenaggio?

Le manovre di questo trattamento sono polarizzate, si compongono quindi di due fasi, pressione e rilascio. La pressione è generalmente comunque molto lieve ed il ritmo piuttosto lento, considerando che i vasi linfatici in condizioni normali si contraggono da 10 a 14 volte al minuto.
Qualunque sia la zona da trattare in linea generale il trattamento localizzato è sempre preceduto da una manovra preparatoria a livello sovraclaveare e cervicale.

02. Che scopo ha il linfodrenaggio?

L’ambito di trattamento è davvero molto ampio, in linea generale il linfodrenaggio può essere utilizzato in campo medico, per problemi circolatori, per ridurre edemi, anche conseguenti a traumi o per risolvere linfedemi conseguenti ad interventi chirurgici. Riduce il gonfiore e favorisce il deflusso dei liquidi in eccesso. Può essere altresì utilizzato per disturbi più pertinenti al campo dell’estetica, essendo un’ottima arma per prevenire e contrastare problemi di ritenzione idrica. Tra i più diffusi e rilevanti di questi ultimi vi è la cellulite. Questo disturbo, in fase avanzata deve essere considerato qualcosa di più di una semplice questione estetica. L’accumulo iniziale di grasso, comprime i vasi linfatici e ne diminuisce la capacità di trasporto della linfa, producendo alterazioni nei canali linfatici dei tessuti affetti. Con il passare del tempo l’edema linfostatico subisce un processo di sclerosi progressiva che aggrava il quadro clinico dando origine alla tipica pelle a buccia d’arancia causata da noduli sottocutanei.

Oltre all’effetto antiedematoso, il linfodrenaggio migliora la motilità intriseca dei vasi e con la liberazione dei tessuti dal liquido in eccesso, si ottiene anche una migliore ossigenazione cellulare con un netto miglioramento del tono e dell’aspetto cutaneo.
Vi è poi un ampio effetto sulle difese immunitarie e quindi questo trattamento trova applicazione anche in tutti i casi in cui sia necessario migliorare l’immunità locale vedi ad esempio in caso di ferite chirurgiche o accidentali, tonsilliti, sinusiti queste ultime non in fase acuta.

Il linfodrenaggio possiede pure un effetto favorente la cicatrizzazione quindi molto valido per il trattamento delle ferite in pazienti affetti da diabete.
Con il miglioramento della nutrizione dei tessuti si ottiene anche un effetto rigenerante a livello cutaneo utile soprattutto in campo geriatrico.

L’effetto rigenerante si evidenzia anche in altri casi, come in caso di ragadi al capezzolo che compaiono durante l’allattamento.
Infine i movimenti lenti e ritmati del linfodrenaggio hanno un effetto antalgico e rilassante quindi favorisce il sonno in soggetti stressati o particolarmente affaticati.

03. Quali sono gli strumenti utilizzati per il linfodrenaggio?

Le mani del terapista sono l’unico strumento, non è previsto neanche l’uso di creme o olii, in quanto il trattamento beneficia del lieve attrito che si crea tra la mano del terapista e l’arto del paziente.

Talvolta se il linfedema è molto consistente o perdura da molto tempo può essere necessario far seguire al trattamento, un bendaggio dell’arto che premetta di mantenere il risultato ottenuto con il massaggio.

04. A chi si rivolge questo tipo di trattamento?

Serve sicuramente in caso di gonfiore e stasi agli arti ma può essere molto benefico anche in assenza di ciò, in particolare per persone che sono obbligate a rimanere molto tempo ferme in piedi ed in ogni caso di sensazione di pesantezza. Serve inoltre in tutti i casi precedentemente citati trattando dello scopo del trattamento.

Le controindicazioni a questo tipo di massaggio possono essere assolute o relative.
Le controindicazioni assolute sono tre: infezioni in fase acuta, tubercolosi o tumori maligni accertati e non ancora trattati. Mentre quelle relative, da valutare quindi caso per caso ed in base all’entità della patologia sono: insufficienza renale, insufficienza cardiaca, asma, ipertiroidismo e vagotonia.

05. Su cosa si va a lavorare?

Il linfodrenaggio si utilizza per ogni parte del corpo, senza nessuna esclusione, dal viso alla pianta dei piedi.

06. Che effetto fa?

Durante la seduta l’effetto è molto piacevole, è un trattamento superficiale con una leggera pressione e quindi risulta estremamente rilassante.
Molto spesso le pazienti mi riferiscono che a fine trattamento sembra loro di volare, da quanto si sentono leggere.

07. Come è strutturata una seduta? Quanto dura?

Il linfodrenaggio è un trattamento piuttosto lungo, a meno che non si debba trattare un solo arto, in caso di patologie molto localizzate o per drenare il gonfiore conseguente ad un trauma, il trattamento dura all’incirca un’ora e mezza. Se poi il problema è bilaterale ed è necessario utilizzare anche il bendaggio alla fine, il tutto può durare anche due ore, due ore e mezza.

DURATA DEL PERCORSO

Quanto dura un ciclo di sedute?

La frequenza dipende molto dall’obiettivo, dalla situazione di partenza, dal tempo trascorso dalla comparsa dell’edema e dalla necessità o meno di utilizzare il bendaggio e può andare da una a tre sedute alla settimana.

In genere un ciclo di linfodrenaggio è di almeno dieci sedute nella maggior parte dei casi, sempre con l’eccezione del gonfiore da trauma, quello può essere risolto in molto meno tempo, soprattutto se affrontato in modo tempestivo.

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